Reeve Philip - Railhead 01 - 2015 - Capolinea per le stelle by Reeve Philip

Reeve Philip - Railhead 01 - 2015 - Capolinea per le stelle by Reeve Philip

autore:Reeve Philip
La lingua: ita
Format: mobi
Tags: Fantasy, General, Science Fiction, Fiction
ISBN: 9788809834613
editore: Giunti
pubblicato: 2016-10-17T22:00:00+00:00


28

I piani di Zen incontrarono un imprevisto non appena raggiunse la stazione della K-bahn. Summer’s Lease era territorio dei Prell, e i Prell stavano rafforzando le misure di sicurezza: stando ai notiziari, si apprestavano a dichiarare guerra ai Noon. Avevano messo nuovi tornelli all’ingresso dei binari, telecamere dotate di scanner della retina e collegate ai programmi di riconoscimento. Per quel che ne sapeva Zen, nessuno lo stava ancora cercando, ma non voleva correre rischi. Lasciò la stazione e si incamminò per le strade che risalivano la ferrovia, fino ad arrivare a un passaggio pedonale a ponte che attraversava i binari. Aspettò lì finché non sentì il treno uscire dalla stazione e prendere velocità imboccando il tratto di binario sottostante il ponte.

Non c’era molta gente a quell’ora. L’unica altra persona lassù era una donna anziana che portava a spasso i suoi minitriceratopi. Lanciò un’occhiata a Zen mentre gli passava accanto, notò un’espressione selvatica nei suoi occhi e si voltò a guardarlo. Zen sentì che gli gridava qualcosa, mentre lui scavalcava il parapetto del ponte. Le rotaie della K-bahn brillavano sotto di lui, il pietrisco fra l’una e l’altra maculato di foglie autunnali. Il convoglio stava comparendo, un luccichio riflesso del cielo mattutino danzava sui tetti dei vagoni. Il treno delle 5:15 per Cleave. Sul locomotore, come Zen aveva sperato, i graffiti di Flex.

Saltò giù dal ponte.

La signora con i minitriceratopi urlò. Zen atterrò sul tetto dell’ultima carrozza con un tonfo che lo lasciò senza fiato. Il ponte si allontanò rapidamente; il retro delle case sfrecciava via veloce. Brancolò in cerca di un appiglio a cui tenersi, mentre il treno imboccava il lungo rettilineo ai margini della città e cominciava ad accelerare.

Il locomotore sapeva che lui era lì, naturalmente. Mentre stava ancora cercando a tentoni un punto a cui afferrarsi, un ragno della manutenzione fece capolino dalla sua botola in fondo al vagone e si diresse ondeggiando verso di lui. Non aveva bisogno di appigli: delle calamite o qualche magia gli tenevano le chele attaccate alla ceramica del treno come le zampe di un geco. Mentre si avvicinava sollevò un paio di bracci manipolatori e provò le pinze, preparandosi a scagliarlo giù dal convoglio.

Zen alzò una mano e la voce. «Sono un amico di Flex!» gridò. «Indossi dei bellissimi graffiti, treno! Li ha fatti Flex! Lei è una mia amica!»

Il ragno rispondeva direttamente al cervello del locomotore, che lo stava guardando attraverso le sue lenti. Esitò, mentre il convoglio attraversava sferragliando un ponte bianco che scavalcava un’insenatura del mare. Al di là di essa una scogliera scoscesa, i binari che sparivano dentro una galleria. Il vento gli strattonava i vestiti e gli sferzava gli occhi. Zen sbatté le palpebre per ricacciare via le lacrime e cercò di misurare la distanza che lo separava dalla bocca del tunnel. Un chilometro circa, che si accorciava rapidamente. Una galleria interna, forse altri dieci chilometri fino al portale K. Se fosse stato ancora sul tetto quando il treno lo avesse imboccato, di lui non sarebbe rimasto altro che fumo.



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